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Interview and studio visit #1

Daniela Novello

Pietrificare gli oggetti

Ph. Jessica Soffiati
Ed. Jessica Soffiati

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«Io ho scelto il marmo e il marmo ha scelto me. Scolpire il marmo è un processo lento che richiede grande attenzione perché ogni gesto, ogni singolo colpo può rovinare irrimediabilmente l’opera e quindi sicuramente mi ha aiutata a sviluppare una grande disciplina e pazienza nel lavoro.»

J.S: Ciao Daniela! Sei la prima intervista di Camerae e anche il “click” che ha innescato un po’ tutto. Il tuo studio lo conosciamo bene; siamo venute a quasi tutti gli eventi qui da te e tua sorella Patrizia. Il must have di ogni studio-visit sono i due binari di tavoli che accolgono gli ospiti: su un tavolo i cibi edibili, sull’altro quelli della tua serie “Archeologia del contemporaneo” e devo dire, mettono sempre a dura prova il pubblico affamato. I panini di pietra sono così invitanti che sembra di sentirne il profumo. Come è iniziato tutto? Voglio dire, mangiare è un bisogno primario e il tuo lavoro evidenzia in parte la sacralità dei gesti e l’importanza di questo rituale quotidiano attraverso elementi semplici, “poveri” e antichi come il pane, possiamo dire archetipici. Qual è la riflessione che ti ha spinta a realizzare queste serie?

D.N: “Archeologia del contemporaneo” nasce dall’idea di voler pietrificare nel materiale lapideo oggetti di uso comune e quotidiano, generalmente di scarso valore economico, ma che hanno un grande valore simbolico, come per esempio i panini o le taniche. Il pane rappresenta il concetto di cibo che è elemento fondamentale per la sopravvivenza dell’uomo. L’intento di questa ricerca, iniziata nel 2007 e che  ad oggi considero aperta e sempre in espansione e in evoluzione, è quello di parlare della vita dell’uomo attraverso alcuni oggetti che lo circondano.

J.S: Lavori da sempre le pietre, i marmi e il piombo. I materiali che usi ti rappresentano? Pensi che l’esperienza e la sperimentazione su questi materiali, abbia influenzato aspetti del tuo carattere e della tua crescita negli anni?

D.N: L’amore per la scultura è nato nei corridoi dell’Accademia di Brera dove camminando per spostarmi da un’aula all’altra ho intravisto cavalletti polverosi sui quali blocchi di marmo prendevano forma. L’attrazione è stata fulminea e reciproca: io ho scelto il marmo e il marmo ha scelto me. Scolpire il marmo è un processo lento che richiede grande attenzione perché ogni gesto, ogni singolo colpo può rovinare irrimediabilmente l’opera e quindi sicuramente mi ha aiutata a sviluppare una grande disciplina e pazienza nel lavoro.

J.S: La tua gemella Patrizia è una presenza costante, ordinaria e fondamentale nella tua vita. È anche lei un’artista e dividete lo studio che se non sbaglio apparteneva al vostro nonno. La famiglia gioca un ruolo importante, se non altro, ti ha offerto il primo territorio di scambio, ha influenzato il tuo mondo e le riflessioni sul lavoro. Quanto c’è di suo nel tuo lavoro e viceversa?

D.N: I nostri percorsi di formazione sono stati diversi: lei ha studiato restauro per l’ arte contemporanea mentre io sono diplomata in pittura; entrambe poi abbiamo scelto strade differenti infatti io lavoro con la scultura mentre lei dipinge. Considero una enorme fortuna poter condividere con lei spazi mentali e fisici del lavoro: siamo una per l’altra il primo giudice,  il più severo e il più spietato.

Le nostre ricerche sono completamente differenti, ma è forse l’approccio metodologico al lavoro che è più simile, nel senso che c’è poco spazio per l’improvvisazione e l’istintività ma tutto è frutto di un ragionamento che parte da lontano.

J.S: Quando siamo state qui stavi lavorando a una scultura a forma di incudine in marmo nero del Belgio. La polvere ricopriva, tutta la stanza, gli oggetti in essa contenuti e le pareti, al punto che dava a tutto una tonalità grigia e un aspetto monocromo. Li sotto però si vede una foto, ci sono due ragazzine, avranno circa 15 anni, sono sedute una accanto all’altra e guardano in camera. Che storia ci raccontano?

D.N: In realtà quelle nella foto siamo io e la mia cara amica Maddalena, appena ventenni, ed eravamo a Seggiano in Toscana nel parco di scultura ideato e voluto dal grande Daniel Spoerri il quale per alcuni anni ha vissuto e lavorato in quel luogo magnifico nel quale ha disseminato sculture ed installazioni proprie e di amici artisti. Luoghi come quello sono sempre stimolo fondamentale per la conoscenza e il confronto sul fare artistico.

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J.S: Viaggi spesso, abbiamo scoperto, per conoscere e lavorare nuove pietre. In quali parti del mondo hai fatto le esperienze più interessanti con le pietre locali?

D.N: Ricordo con particolare affetto le sculture realizzate in Turchia con un marmo locale grigio chiaro venato piuttosto duro ma molto lucente, una pietra arenaria violacea dal colore intenso chiamata Sandstone scolpita in Germania ed anche un bellissimo tufo siciliano scoperto casualmente nella casa di campagna dello zio, il quale non manca di rifornirmi con spedizioni postali ogni qualvolta io ne abbia bisogno.

J.S: Descrivi un incontro significativo per te e per il tuo lavoro.

D.N: Per cominciare devo ringraziare il mio primo maestro, colui che mi ha insegnato il mestiere ovvero Massimo Pellegrinetti, mio professore di Tecniche del marmo in Accademia. In secondo luogo ricordo con grande emozione la prima curatrice Angela Madesani che mi ha introdotto in una galleria di Milano con la quale collaboro tuttora.

J.S: La tua missione è quella di pietrificare gli oggetti del contemporaneo. Cosa pietrificheresti della tua vita oggi?

D.N: Un letto. È un oggetto sul quale rifletto spesso e che probabilmente farà parte di un futuro lavoro.

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Camerae is not a journal as it is updated without any periodicity. It can not therefore be considered an editorial product under Law No. 62, 7.03.2001.