Join our newsletter
Interview and studio visit #9

Luca Pozzi

Un'idea di spazio-tempo

Ph. Federico Villa
Ed. Lorenza Fragomeni
camerae001camerae001
Il tatami verde occupa quasi tutto lo spazio, e al centro fluttua un prisma irregolare in marmo nero che ruota ininterrottamente ( “ruota proprio perchè irregolare”...mi spiega!) Una dimensione meditativa immersa in un laboratorio scientifico, sensoriale performativo. Lo studio di Luca Pozzi è di per se un'esperienza, come tutto quello che fa. I moduli del Tatami richiamano le geometrie e le simmetrie dei lavori sui muri, sembra che nulla sia lasciato al caso ma in realtà nulla è costruito secondo un ordine pre-costituito: c’è l’esperienza, l’atto performativo, l’atto creativo, la dimensione spazio-tempo, sembra esser tutto fluttuante in un campo magnetico, come il prisma nero sul tatami! 
LF: C’è un’apparente povertà di strumenti di lavoro, poi inizia a tirare fuori un cacciavite, del filo da pesca, il taglierino, le famose palline da ping pong, dei magneti e accompagna ogni strumento con un aneddoto. Lo strumento, a mio avviso, più utilizzato è però la scienza. Come approcci le ricerche di scienziati, matematici e ricercatori che poi utilizzi come base per i tuoi lavori, come le selezioni?

LP: Inizialmente leggendo molto. Ho scoperto i libri di divulgazione, i grandi classici come “la strada che porta alla realtà” di Roger Penrose, “l’universo elegante” di Brian Greene, “la rinascita del tempo” di Lee Smolin passando per “la leggerezza dell’essere” di Frank Wilczek e “La realtà non è come ci appare” di Carlo Rovelli per citarne alcuni. Poi un bel giorno mi sono accorto che la ricerca scientifica si stava biforcando e alcune strade non erano proprio…”coerenti” tra di loro. Nascevano opinioni supportate da intuizioni e fiducia più che da veri e propri dati sperimentali, con positiva sorpresa scoprivo che più importante della verifica alla base della curiosità degli scienziati c’era la vitale necessità di coltivare il dubbio più che celebrare la conoscenza. E così l’unica strada che mi parve percorribile era incontrare gli autori di questi libri e conoscere gli uomini, le donne e le intere comunità che si nascondevano dietro alle strategie divulgative, al di là delle politiche comunicative di istituzioni e università. Ho iniziato a selezionare le regioni più oscure, gli esperimenti più visionari, le congetture più speculative ma promettenti, quelle che affrontavano di petto i limiti immaginativi e le più fastidiose contraddizioni attualmente scottanti. Prima tra tutte la spinosa questione dell’incompatibilità tra Relatività Generale e Meccanica Quantistica in regioni dove lo spazio tempo si curva a tal punto da necessitare una teoria quantistica della gravità. Loop Quantum Gravity, teoria delle Stringhe e Geometria non communtativa mi sono sembrati gli ingredienti più promettenti per una futura e probabile teoria della gravità dopo quella di Newton ed Einstein. Ho individuato gli opinion leader di questi approcci e ho scritto delle mail che mi hanno portato a frequentare persone meravigliose presso i templi della ricerca contemporanea come Il Perimeter Institute di Waterloo in Ontario, la Columbia University di New York, L’Albert Einstein Institute di Berlino la Penn State University di State College e il Cern di Ginevra.  Impazzisco all’idea di essere spettatore e operatore di una rivoluzione tanto grande! Ci siamo proprio in mezzo, una nuova teoria della gravità stà per nascere ed una nuova era dell’astrofisica stà aprendo nuove prospettive, nuove lenti per antichi fenomeni: onde gravitazionali, materia scura, raggi gamma, neutrini, potranno forse svelare in un prossimo futuro quello che accade al restante 96% dell’universo, quello che attualmente non riusciamo ancora a capire.

LF: Mi spieghi che per esempio nei Finger Crossed non hai in mente un “punto di arrivo” e che a parte il supporto, che è un diagramma di spazio-tempo preciso che hai ripreso da una ricerca e trasferito sul computer, su questo spazio preciso inserisci degli eventi. Mi racconti in che modo? 

LP: In generale tento di lavorare su un’idea di spazio-tempo che permetta esperienze non lineari, ovvero che non procedano dal passato al futuro passando dal presente, ma che saltino da un tempo all’altro inaspettatamente come fa un elettrone tra le orbite di un atomo. I “Fingers Crossed” sono superfici di alluminio mandorlato anodizzato che ricalcano un diagramma di spazio-tempo, inventato dal fisico teorico Carlo Rovelli con cui ho l’onore di poter parlare amichevolmente. Questo semplice disegno che a me ricorda un po’ una rondine in volo, visualizza come, tagliando il continuum spazio temporale piegandolo e reincollandolo, un evento del passato ed uno del futuro si possano scambiare di posto invertendo il concetto di causa ed effetto. Le palline da ping-pong in rotta di collisione ma in perenne sospensione magnetica rappresentano gli eventi in questione di cui però non ci è dato conoscere le derive.  Si trovano legate tra le polarità di barre di alluminio piegate a mano.  Questa è la parte che meno controllo di tutto il processo, scelgo la forma del supporto, il suo colore (ottenuto elettrochimicamente) e il colore delle palline da ping-pong. Progetto la quantità degli eventi e la loro distribuzione, ma non posso prevedere la forma della curvatura dei singoli moduli, questa parte è come fare ginnastica o lanciare una coppia di dadi.

«In generale tento di lavorare su un’idea di spazio-tempo che permetta esperienze non lineari, ovvero che non procedano dal passato al futuro passando dal presente, ma che saltino da un tempo all’altro inaspettatamente come fa un elettrone tra le orbite di un atomo.»

camerae010camerae010
LF: C’è un percettibile ordine in questo studio, ma sotto un telo trasparente si intravedono  ammassi di scatole, oggetti, enormi pannelli e fogli, in una piccola sacca di tela rossa sbuca una moltitudine di fogli spiegazzati, mi dici che li in quella sacca ci sono gli ultimi 10 anni del tuo lavoro: se avessi avuto la possibilità di progettare un'opera con una delle grandi menti scientifiche esistite nel corso della storia, con chi avresti voluto relazionarti? E cosa avresti creato?

LP: Come insegna Woody Allen In Midnight in Paris, ci troviamo sempre in un momento preciso per un motivo preciso. Io sono contentissimo di realizzare quello che realizzo con Carlo Rovelli, Francesca Vidotto, Abhay Ashtekar, Laurent Freidel, Luca Latronico, Daniele Oriti, Raymond Aschheim e tutti gli altri ricercatori che alimentano la mia curiosità. Ma se dovessi scegliere una mente del passato, come Gulliver di fronte allo specchio magico invocherei Paul Dirac! È sua la frase che mi ha connesso alla fisica e alla matematica quando ancora studiavo in Accademia. Era una sua risposta alla semplice domanda su come facesse a scoprire nuove leggi della natura. Lui diceva…”Giocando con le equazioni, modi differenti di scrivere la stessa equazione possono suggerire cose molto diverse tra loro sebbene logicamente equivalenti”. Alle mie orecchie suona come una dichiarazione di guerra al dogmatismo attraverso l’invincibile arma della bellezza e dell’eleganza di cui le sue formule sono piene. Non so esattamente quello che potremmo creare insieme ma sono sicuro che il risultato avrebbe una buona dose di caleidoscopica simmetria.

camerae022camerae022

«In Studio ho un tatami perché l’arte richiede allenamento, dedizione, umiltà e meditazione. Io non esisto, forse neanche le particelle che compongono il mio corpo esistono. »

LF: C’è un qualcosa di alchemico nell’osservarti seduto sul tatami a esercitare una forza sullo “string” con di fianco i cartamodelli coperti di calcoli. Il tuo lavoro è chiaramente inscindibile dalla tua vita: le intersezioni, le relazioni, dualismi essenziali che si sono storicamente influenzati, come la filosofia e la scienza, la psicoanalisi e la fisica, la matematica e la musica. Quanto conta nel tuo lavoro l’interazione di più “mondi” ?

LP: In Studio ho un tatami perché l’arte richiede allenamento, dedizione, umiltà e meditazione. Io non esisto, forse neanche le particelle che compongono il mio corpo esistono.  Sir Joh Archibald Wheeler in una telefonata al celebre matematico Richard Feynman nel 1940 dice: “JAW: Feynman, so perché gli elettroni hanno la stessa carica e la stessa massa! RF: perché? JWA: Perché sono lo stesso elettrone!”. Questa è una delle congetture più coraggiose che io abbia mai sentito! Forse esiste solo un elettrone che rimbalza avanti e indietro dall’inizio alla fine dell’universo. Esiste solo un elettrone e forse quello che tu chiami me e io chiamo te è il modo in cui i tempi interconnessi di questi viaggi si manifestano a se stessi.  Forse esistono solo monologhi tra l’elettrone e se stesso e noi siamo frasi più o meno complesse di questo poema. Se così fosse l’altro sono io e io sono l’altro, le comunità che chiamiamo con nomi specifici sarebbero solo manifestazioni della stessa cosa. Risalire a questa unità perduta è forse il motivo per cui tento di assimilare linguaggi diversi, il motivo per cui interagisco con comunità che altrimenti difficilmente mi avrebbero  mai rivolto la parola, divisi come siamo alla scala sociale da obiettivi, contingenze e priorità diverse.  Non stò dicendo che Wheeler abbia ragione, stò dicendo che questa prospettiva di unità mi rende sereno.

LF: Luca: un suono, un rumore... (non mi lascia nemmeno finire che già lo ha pensato!)

LP: Nel 2009 con Elisa ( la mia compagna)  siamo andati in Thailandia. Un giorno eravamo nella riserva naturale di Khao Yai, camminavamo nella foresta tropicale...a un certo punto la guida ci fa segno di seguirla e ci invita a fare molto silenzio in prossimità di altissimi alberi.  Alziamo lo sguardo e vediamo un’intera comunità di Gibboni sopra di noi.  Nel giro di pochi minuti l'ambiente si riempie dei loro canti assordanti. Io e Elisa ci guardiamo in faccia emozionati, non tanto per il fenomeno naturale in se ma per il fatto che simultaneamente avevamo colto una relazione tra quelle frequenze ed un’altra frequenza ancora più primitiva, quella prodotta dalle onde gravitazionali generate da un buco nero. Nel 2009 esistevano solo simulazioni al computer di questo suono siderale ma adesso a distanza di sette anni, dopo il primo rilevamento di Ligo (11 febbraio 2016) posso dire che le due forme di comunicazioni sono effettivamente molto simili...

Ti invio la traccia sonora ottenuta mixando le due sorgenti! 

camerae023camerae023

«Poi un bel giorno mi sono accorto che la ricerca scientifica si stava biforcando e alcune strade non erano proprio…”coerenti” tra di loro. Nascevano opinioni supportate da intuizioni e fiducia più che da veri e propri dati sperimentali, con positiva sorpresa scoprivo che più importante della verifica alla base della curiosità degli scienziati c’era la vitale necessità di coltivare il dubbio più che celebrare la conoscenza.»

Camerae is not a journal as it is updated without any periodicity. It can not therefore be considered an editorial product under Law No. 62, 7.03.2001.